Gli scritti teorici di artisti del XX secolo quali Malevič, Kandinskij, Klee, determinano la ricerca sui dinamismi cromatici all’interno dello spazio pittorico, riflesso delle osservazioni e delle indagini sul perenne movimento della luce. L’opera conquista la propria autonomia e oggettività, parlando di un mondo invisibile che condiziona e determina il visibile.
Tra le espressività pittoriche del bianco del precedente secolo, la monocromia bianca conserva un posto di privilegio rappresentando l’ultimo approdo o passaggio della pittura per accedere verso nuovi linguaggi, verso un’arte che non ha centralità. Nella storia della monocromia di questo nostro secolo, il niveo colore ha superato la presunzione del dialogo solitario, ha intrapreso il percorso della ricerca dell’altro, riconoscendolo nella luce, nel movimento, nel visibile, quale scudo dell’invisibile. Questa figura è la geometria di riferimento nelle opere di Silvia Galgani. Lo scudo è un’accelerazione temporale, è l’area di trascrizione del suo dialogo profondo con opere di ogni periodo e di ogni dimensione, è l’approdo monocromo, rituale nato dall’analisi delle forme e dei suoi confini, dalla sua esperienza di restauro.
“Nel restaurare un dipinto del 1700, scrive l’artista, per la scena della battaglia navale, ho dovuto reintegrare pittoricamente e ricostruire il fumo degli spari che si fondeva con la nebbia sul mare, curando il confine di entrambi, attraverso l’uso di infiniti bianchi”.
La foglia d’argento che oggi applica sulla tela riporta al tempo di un pensiero, oltre confini territorialireligiosi, immerso nel fluire dell’esistenza, nella pratica artistica e nella vita cui l’arte appartiene. Come auspicato dalle avanguardie! Silvia Galgani raggiunge il proprio sentire attraverso il passato, cercando il comune denominatore tra il personale patrimonio artistico e la sua visione poetica. La conciliazione accade nel gesto che procede, ripetendosi, verso la costruzione di una ricerca di luce: l’applicazione della foglia ha la continuità essenziale nelle velature e nella scrittura estrema, materica, bianca. In tal senso, l’opera Scudo del Salar, realizzato per la Bienal de Fin del Mundo, è un’icona mistica in cui l’evento di luce della foglia argentea fa emergere la circolarità, che santifica il tempo della materia confinante con quello della preghiera.
Vittoria Biasi
Theoretical writings of twentieth century artists such as Malevich , Kandinsky and Klee, have helped shape research on the dynamics of colour within the pictorial sphere and have reflected observations and investigations on the perpetual movement of light. Art has conquered its independence and objectivity when talking about an invisible world that conditions and determines the visible.
Within the realms of pictorial expression of the shade white belonging to the previous century, the monochrome white has obtained a place of privilege that represents the last approach or journey of painting allowing it to access a new language towards an art that has no centrality. In the history of the monochrome of our century, the snow white colour has passed the concept of solitary dialogue. It has undertaken the path of the search for the other. It detects the shield of invisibility in light, movement and in the visible. This shape is the geometrical reference in the works of Silvia Galgani. The shield is a form of time travel, it is the area of transcription of her deep relationship with artistic works of all periods and of all sizes. It represents the arrival of the monochrome, a ritual born from the analysis of shapes and their borders which she learnt from her experience in the restoration of paintings.
The artist wrote,” While restoring a painting of 1700 which depicted a scene of battle, I had to reinstate and rebuild the smoke of gunfire that merged with the mist on the sea , taking great care to respect both borders by using infinite shades of white.”
The silver leaf that the artist now uses on canvas dates back to a time of thought which transcends territorial and religious boundaries which are immersed in the flow of existence, to real life belongs where art belongs . As advocated by the pioneer Silvia Galgani, her interpretation of art is percieved through the past by searching for a common denominator in her personal artistic heritage and her poetic vision A reconciliation of the two occurs in her continual work which is directed towards the research of light. The use of the leaf provides the essential continuity in the glazes and extreme writing of the material white. In this sense the work of the ‘Shield of Salar’ created for the bienal de fin del mundo is in itself a mystical icon in which the appearance of light of the silver leaf brings out the circularity which sanctifies material time adjacent to that of prayer.
Vittoria Biasi